La costa della California odora di alghe marce e fiori. Non è una puzza, non è un profumo, è un odore ed è saldamente attaccato alle cose: al legno delle recinzioni, ai muri delle case, alle palme, ai mobili vecchi buttati in strada. Sa di cartone ma è più dolce come una scatola coi tralci del gelsomino o il cesto in cui c’erano i fichi. È una guaina odorosa che rimane sotto il tanfo del traffico insieme all’alito dei fumatori di marijuana. Lo riconosco appena fuori dall’aeroporto e quello che ne segue è una detonazione sentimentale. Ricordi che volano per aria e il presente che resta sotto. Come capita quando, mettendo a posto un cassetto, si ritrovano le lettere di qualcuno che è stato importante.
The coast of California smells like rotting seaweed and flowers. It’s not a stench, and it’s not a perfume, it’s a smell, firmly attached to things: the wood of the fences, the walls of the houses, the trees, the old furniture thrown into the street. A little bit like cardboard, but sweet like a box of jasmine buds, or a basket that once held figs. A fragrant sheath that lingers below the stink of traffic, mixed with the breath of marijuana smokers. Just outside the airport it hits me- what follows is a sentimental detonation. Memories fly into the air, and this grounded moment remains. As when, putting a drawer in order, you find letters from someone who was, once, important.