In partenza per destinazioni campestri, decido di vendere la bicicletta comprata a Berkeley. Inserisco l’annuncio in un sito di annunci e aspetto:
-Graziosa bici turchese da uomo, 50$. Nota: pneumatici da cambiare-
Dopo alcune ore conto già tre interessati. Ben disposta all’affare incontro il primo. Sui quaranta di origine asiatica e poche parole. L’uomo scruta la bicicletta da tutte le angolazioni con grande attenzione: verifica la rotazione delle ruote sugli assi, controlla i freni, prova il cambio, tasta i cerchioni. Poi sospira, appoggia la mano sulla sella e tira al ribasso.
uomo: “Quanto hai detto che vuoi?”
io: “50$”
uomo: “Ti do 40”
io (infastidita dal rituale della trattazione): “No 50… ci sono altre due persone che vogliono vederla”
uomo (ostinato): “Allora niente”
io: (falsamente incurante) “Bene, ciao”
uomo: (realmente incurante) “Ciao”
Giro l’angolo cercando almeno un’esile ragione per non mordermi la lingua.
Aspetto. Un giorno, due giorni, tre giorni, ma degli altri -interessati- non c’è più traccia: frustrazione e pentimento.
Finalmente, dopo una settimana ecco un’altra richiesta: “Ancora disponibile? Freni e catena funzionanti? Potrei venire a prenderla oggi. Ciao Greg”
Più moderata e disillusa slego la bicicletta per mostrarla al nuovo interessato che arriva trafelato, si presenta e sorride. È Un ragazzo carino, con gli occhi gentili. Guarda la bicicletta e sorride.
io: “è vecchia, voglio che tu lo sappia, fa un po’ di rumore”
ragazzo: “non importa, va bene”
Tira fuori 60$ in biglietti da 20.
ragazzo: Hai il resto
io: no, ma non importa, 40 va bene.