GIORNO 1 / Helsinki
Piove sulla periferia di Helsinki. Contro il vetro della finestra di una stanza d’albergo, arredata per accontentare tutti e non piacere conseguentemente a nessuno.
GIORNO 2
in treno
GIORNO 3 / Kauhava
Il sole è ancora basso sulla cresta degli alberi di fronte alla casa di Anne. La luce si riflette sulla neve che copre il giardino, e da lì si proietta oltre la grande finestra della camera fino al mio letto, investendo con un fascio argentato tutto ciò che c’è nel mezzo: le statuine di ceramica ordinatamente disposte sul davanzale, una pianta ornamentale, una poltrona, un cavallo a dondolo e mia madre.
L’ho sentita rigirarsi a lungo nel letto. Non dormivamo insieme da moltissimo tempo.
Quando le ho detto che sarei tornata in Finlandia, ha espresso il desiderio di vedere le foreste di betulle. In un moto di insospettabile entusiasmo, si equipaggiata ed è partita con me: lei che si avventura fuori città sempre con una certa resistenza e solo per autentica necessità.
Quando apro gli occhi, è già in piedi di fronte alla finestra. Indossa un pigiama chiaro e si appoggia con la mano al ripiano delle statuine. Con l’altra mano, lentamente, si pettina. Guarda attentamente oltre gli infissi.
Sento la realtà cristallizzarsi come la brina sui vetri, in un ricordo di lei che non mi lascerà più. “Ciao amore”, mi dice senza voltarsi quando si accorge che sono sveglia, “vieni a vedere, c’è un uccello, non si muove, sembra finto”.
Mi tiro su a sedere, mi stropiccio gli occhi con le dita e guardo fuori. Un fagiano si ripara sotto i rami di un abete. Nevica copiosamente. Quando mi volto lei si sta vestendo. Vorrei dirle che le voglio bene, ma mi sento sciocca.
Le voci di Anne e Ari arrivano dalla cucina, insieme ad un pungente odore di frittata.
Il momento della colazione a queste latitudini è importantissimo, specialmente la domenica e più che mai quando ci sono ospiti in casa. Anne è già sveglia da tempo. Dall’altra stanza arriva il rumore ceramico del servizio buono e il profumo dello sformato che cuoce in forno.
Apro la porta e lascio entrare il rumore, l’odore e il cane. La bestiola zompa sul letto, scodinzola, abbaia, spaventa mia madre e poi torna in cucina: la seguo. “Buongiorno!”, Anne parla un buon italiano e conosce le usanze, i cibi e i vini del belpaese. Ha visitato tutte le città italiane più importanti e ha chiamato il cane di casa, la bestiola: Lorenzo. Un’estate, quando era ragazza, andò in vacanza a Riccione, si innamorò dei mercatini sul lungomare, delle balere, dei chioschi di gelato, degli stabilimenti balneari e, se non ricordo male, anche di un bagnino. Da allora, adora l’Italia.
La donna sta in piedi davanti ai fornelli, indossa un’elegante vestaglia di raso nero a fiori rossi e armeggia con una padella. Ari, suo marito, toglie dal fono lo sformato e lo mette in tavola, nell’unico spazio rimasto vuoto, in mezzo a yogurt, salsicce, pane, burro, frutti di bosco, succhi di frutta, tè, caffè, cereali, miele, latte, cetrioli, frutta secca, prosciutto e una grande quantità di formaggio.
Mia madre si siede di fianco a me, Anne e Ari all’altro lato del tavolo. Ari non parla italiano e nemmeno inglese. Ha in genere un’espressione accigliata, che abbandona repentinamente quando, in qualche modo, riusciamo a capirci. Quando succede, è felice, a prescindere dai contenuti della conversazione, ed esplode in una risata paonazza: mi sta molto simpatico. Anne gli dice qualcosa e lui mi porge una confezione di plastica. È decorata d’azzurro e di bianco, e sul coperchio c’è scritto: Suomi pumppernikkeli. Contiene due grandi biscotti glassati. Hanno una forma strana che mi ricorda i leoni marini. Anne dice orgogliosamente che è la sagoma della Finlandia, ma io non credo di averla mai vista staccata dalla Svezia, dalla Norvegia e dalla Russia, così non so nemmeno da che lato girarli. Ne prendo uno e lo mordo, sa di cannella e zucchero: “buono”, dico.
Ari ride.
il lago
“Torno verso casa, tu resta se vuoi”, grida Anne dalla sponda del lago, strattonando impaziente il cane che invece ha l’aria di volermi aspettare. Mi trovo nel mezzo delle foreste finlandesi, in piedi al centro di un lago congelato.
La pioggia di stamattina ha coperto il ghiaccio di una sottile patina d’acqua che torna già a cristallizzarsi ora che il cielo si è schiarito e la temperatura è scesa di nuovo, accompagnando il sole dietro i boschi in una tramonto lentissimo.
Mi affretto a raggiungere la riva. Il ghiaccio scricchiola, ma è solo la superficie, almeno così ha detto Anne, ridacchiando, mentre mi avventuravo visibilmente intimorita oltre l’argine: “ci facciamo le corse a cavallo sul lago e nessuno è mai finito in acqua”.
Quando arrivo alla sponda, Anne e il cane sono già lontani. Lui, comprensivo, si volta ripetutamente indietro. Affondo i piedi nella neve e allungo il passo per raggiungerli.
È quasi notte da un sacco di tempo. Il sentiero costeggia la strada che collega Kauhava alla Lapponia. Ogni tanto passa una macchina. Anne è innervosita dal traffico, a suo dire insopportabile. Fra pochi giorni inizia, almeno tecnicamente, la primavera. La donna dice che l’inverno qui è stato mite e che la temperatura non è mai scesa al di sotto di -25.
Il cane trotterella zigzagando in qua e in là, fin dove il guinzaglio gli consente di andare. Anne non lo lascia mai, perché non vuole che venga mangiato da nessuno.
“Nella foresta si stanno svegliando gli orsi, ci sono i lupi, e giorni fa ho visto una lince: è come un grosso gatto con le zampe grandi come mani”, spiega allargando per gioco le dita ad artiglio sulla schiena del cane.
i giochi del nord
GIORNO 4 / Seinäjoki
GIORNO 5 / Helsinki
GIORNO 6 / Helsinki