A. – 13 ANNI, ALCUNI IN RITARDO

Usciamo dall’aula e richiudiamo la porta. Oggi è il mio primo giorno come insegnante di sostegno. A. mi prende per mano mentre percorriamo il corridoio rimasto in silenzio dopo i fasti della ricreazione. Cerchiamo una stanza tranquilla per dedicarci alle cosiddette -attività differenziate-. Lei cammina rapida nonostante un piede punti ostinatamente una direzione che il resto del corpo, altrettanto ostinatamente, non vuole percorrere. Siamo quasi alla rampa di scale quando, improvvisamente, A. si arresta e guarda in su. Mi giro e la scruto cercando di capire se c’è qualche problema.

Stamattina mi hanno spiegato che A. soffre di crisi epilettiche farmaco-resistenti, mi hanno detto che in caso di malore devo afferrarla per la maglia prima che cada, adagiarla in posizione fetale e chiamare l’ambulanza. Mi hanno anche detto che finora non è mai successo, ma che, se succedesse, A. potrebbe non sopravvivere. Ragionevolmente preoccupata quindi, ripercorro nella mente l’intera procedura, come una hostess su un volo di linea, mentre continuo a guardala con espressione interrogativa.

Lei finalmente rompe il silenzio: ” adesso hanno religione in classe…”, dice, “… religione…”, ripete perplessa con gli occhi per aria: sembrano due fori tanto sono scuri. Poi continua: “… Ma… insomma… non ho mai capito… Cosa vuol dire -religione-?! Nessuno me lo spiega… è -italiano- o -storia-? O è -italiano- o è-storia-!”.

(Visited 7 times, 1 visits today)

Leave A Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.