“Sei immersa nella tua archeologia”, ha detto un amico, vedendomi sfogliare vecchi quaderni in cantina. Una perfetta descrizione del mio lavoro in questi mesi.
Cerco di camminare stabile sulla mia storia, mi serve per scrivere sensatamente. Chi ero prima di voler assomigliare agli altri? Quanto mi ha trasformata e formata la perita di mio padre?
Appunti di bambina:
1990, 7 anni
Settembre: “Io vedo il mio corpo dall’esterno, muoversi, ma quello che c’è dentro è un cuore che sa quello che deve fare.”
Giugno: “Come non ho mai visto volare gli uccelli in gabbia, non ho mai visto volare il mio pensiero, eppure, prima della libertà, della saggezza c’è il pensiero.”
Continuo a sfogliare e in uno dei quaderni leggo: 8 febbraio 1989. Lo stomaco mi sale in gola. È il giorno in cui mio padre morì. Io avevo sei anni ed ero a scuola, stavo scrivendo: scatola, mosca, scala, scolaro, biscotti… la pagina è la traccia visibile delle mie azioni in quel momento, la forma fisica del mio sforzo per imparare, nella totale inconsapevolezza che, girato il foglio, tanto nella mia vita sarebbe cambiato. Il quaderno mi tira controtempo e mi riporta, con lo stomaco sempre lì in gola, a scuola quel giorno.